Franklin Delano Roosvelt disse al popolo americano:
“Non abbiamo niente da temere, tranne la paura stessa”
IL panico è un’episodio acuto d’ansia caratterizzato da tensione emotiva e paura intollerabile che ostacola un’adeguata organizzazione del pensiero e dell’azione. Esso scaturisce da un’intensa esperienza di paura psicologica e fisica, che rimanda o ad un pericolo reale o a tensioni interne (ricordi, rappresentazioni mentali..) avvertite come minacciose perché non correttamente elaborate.
La paura, proprio come la rabbia, il desiderio, l’amore fa parte della nostra sfera affettiva, ed è dominata dall’istinto.
Ha come obiettivo la sopravvivenza dell’individuo in relazione a situazioni di pericolo predisponendo il soggetto alla lotta o alla fuga. La Paura però può raggiungere diversi gradi di intensità e provocare differenti stadi di disfunzionalità psichica e somatica. A secondo la gravità legata all’intensità di quanto provato si può parlare di paura, ansia o di panico.
Il Panico o Φόβος come lo chiamavano gli antichi greci, è la paura con la P maiuscola che non si precisa in nessun oggetto e che non dà vie di fuga. Paralizza mente e corpo dando vita ad una vera e propria esplosione neurovegetativa. quando i sentimenti che animano la nostra sfera affettiva diventano eccessivi ed ingestibili provocano nell’individuo un profondo malessere e una sensazione di solitudine fondata sull’idea infondata di non poter essere aiutato... Immaginiamo che una persona stia riposando, oppure guidando o ancora cenando con amici: giunge senza preavviso un fortissimo e incontrollabile senso di paura, di prossimità di svenimento o addirittura di morte. Si è letteralmente paralizzati dalla certezza che la vita se ne stia andando. Un vero tormento che non accenna a diminuire e che lascia solo qualche pausa. Il paziente cerca di scappare via, di lasciare l’ambiente nel quale si trova, qualunque esso sia, senza badare ad altro se non a cercare una via di fuga. Come un topo intrappolato in una gabbia vorrebbe comunicare con qualcuno quello che gli succede ma la parola non esce ed il pensiero non riesce ad essere lucido. Tutto questo è difficile da raccontare, ma lascia un segno molto forte nella memoria e nell’esperienza del soggetto. L’episodio acuto finalmente finisce e lascia un po’ di tremore; il soggetto appare scosso, impaurito ma soprattutto sconvolto in tutto il suo essere. Si sente come se fosse uscito vivo da un incidente drammatico. La prima esigenza che avverte è quella di sentirsi rassicurato da qualcuno.
Affinché sia possibile fare diagnosi di DAP è necessario che le crisi di panico siano ricorrenti. Infatti una singola crisi potrebbe rimanere isolata per tutto il resto della vita e non ripresentarsi più.
Il Disturbo da Attacchi di Panico (DAP) comprende almeno quattro tra i seguenti sintomi:
Di solito in aggiunta ai principali sintomi si presentano anche i seguenti aspetti:
Chiamiamo effetti collaterali del panico quella serie di sintomi e disturbi che si presentano quasi invariabilmente dopo il primo attacco. Rappresentano una specie di “percosso obbligato” per tutti i panicosi. Sono effetti dolorosi che giungono a modificare la vita del soggetto e dei suoi familiari:
Il DAP mette duramente alla prova il sentimento di sicurezza del soggetto, mina la fiducia nelle proprie possibilità di affrontare situazioni difficili o tendenzialmente ansiogene, provoca una grave esperienza di perdita di controllo emotivo, cognitivo e vegetativo.
Spesso tale situazione rimane immodificata a dispetto delle numerose crisi già sperimentate portando alla caduta dei livelli di autostima.
Dott.ssa Stefania Manganaro
Psicologa Psicoterapeuta a Messina (ME)
Psicologa Psicoterapeuta a Messina (ME)
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